Umberto Curi
Umberto Curi (Verona, 1941) è un filosofo italiano.
Dopo aver conseguito la laurea nel 1964 e successivamente la specializzazione nel 1967 in filosofia presso l’Università degli Studi di Padova, nel 1971 consegue la libera docenza in storia della filosofia moderna e contemporanea, quindi ottiene nel medesimo anno l’incarico di insegnamento di questa disciplina, per diventare assistente ordinario nel 1976, poi professore associato nel 1980 quindi ordinario nel 1986, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo patavino, in cui ha anche presieduto il corso di laurea in Filosofia, dal 1994 al 2008. Nel 1995 passa alla cattedra di storia della filosofia, che regge fino al 2008 quando entra in quiescenza, quindi la nomina a professore emerito. Ha diretto, per oltre vent’anni, la Fondazione culturale “Istituto Gramsci-Veneto” ed è stato inoltre, per un decennio, membro del Consiglio direttivo della Biennale di Venezia. Formatosi alla scuola di Carlo Giacon, Carlo Diano, Marino Gentile e Paolo Bozzi, ma mantenendo una posizione di indipendenza di pensiero, all’incirca all’inizio degli anni settanta incontra Massimo Cacciari. Si avvia, così, un sodalizio estremamente solido e fecondo, all’insegna di una comune ricerca del “nuovo”, e di un impegno teoretico rigoroso, che va oltre il piano strettamente scientifico, in direzione di una partecipazione civile e politica mai assorbita dentro gli schemi dell’ortodossia, bensì ispirata alla massima autonomia del lavoro intellettuale.
Nella sua più matura attività di ricerca, si possono individuare tre fondamentali linee di indagine: la riflessione sul nesso politica-guerra e sulla nozione teoretica di polemos, lungo la linea che congiunge Eraclito a Martin Heidegger; la valorizzazione della narrazione, sia intesa come mythos sia concepita come opera cinematografica; la meditazione su alcuni temi fondamentali dell’interrogazione filosofica, quali l’amore e la morte, il dolore e il destino. Ha vinto l’edizione 2010 del Praemium Classicum Clavarense. Fra le sue numerose opere della fase più matura, di particolare rilievo sono: Endiadi. Figure della duplicità, Feltrinelli, Milano, 1995; Polemos. Filosofia come guerra, Bollati Boringhieri, Torino, 2000; La forza dello sguardo, Bollari Boringhieri, Torino, 2004; Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche, Bollati Boringhieri, Torino, 2008.