Soffro di una malattia mortale che si chiama “Italia”. Per ore intere posso rimirare le mie incisioni del Piranesi e, sedendo, rivivo il passato in immagini e persone. Vedo la campagna romana in ogni dettaglio: vedo ogni albero della villa Falconieri; ogni rovina del Tuscolo.
Cammino per le strade di Roma, passeggio come ai vecchi tempi attraverso le sue porte e vado lontano, sento il sole di Roma, il venticello romano che mi alita intorno, respiro il profumo del timo e della lavanda, all’inizio della primavera girovago sui colli Albani da Frascati a Grottaferrata e su fino a Rocca di Papa; da li alla favolosa Palazzolo e poi oltre, attraverso i boschi in germoglio fino ad Ariccia e Genzano. Salgo sull’alto bordo del lago vulcanico sui prati di Nemi, siedo sotto la pergola dell’Hotel De Santis, guardo in basso verso l’abisso ai miei piedi, l’argenteo specchio di Diana, e dall’altra parte del cratere verso il suolo latino vedo splendere il mar Tirreno. Vivo nello spirito l’incanto delle ginestre, attraverso i sentieri che risplendono; sopra di me si effonde un profluvio di profumi. Trotto sul mio morello fino alla valle dell’Algido, bianco a perdida d’occhio per la fioritura dei narcisi. Smonto dal cavallo e lo lascio pascolare, mi tuffo in quello splendore, attraverso i calici bianchi come la neve, scorgo il cielo che guarda verso di me, il cielo di Roma! Sento le allodole che esultano sopra di me! Piu tardi all’imbrunire prendo la via di casa passando per il convento di Camaldoli; i frati vestiti di bianco mi salutano e mi offrono il bicchiere della sera. Ecco il globo solare rosso porpora che scende nel mare, ecco i monti Sabini che s’infiammano; ecco che a Monte Porzio suona l’Avemaria.
Sprono il mio buon animale, attraverso l’uliveto della villa Tuscolana, passo sotto il portale con la quercia della villa Falconieri e poi sotto quello di Orazio Falconieri per arrivare nel boschetto di querce; la mia casa splendente riluce verso di me; mia moglie mi aspetta nell’atrio con le colonne, i miei cani mi balzano incontro: da Roma sono venuti cari ospiti e nel mio studio dal soffitto la buona giovane dea mi saluta: Bentornato a casa! Come suona strano! Di nuovo a casa… Di nuovo a casa nella villa Falconieri!