Nota editoriale di Aldo Meccariello
Il convegno su La via italiana alla filosofia del dialogo organizzato dal Centro per la filosofia italiana, con il patrocinio del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università “Sapienza” di Roma, dell’Università “Marconi” di Roma, dell’ “Associazione Docenti Italiani di Filosofia”, della “Fondazione Centro Studi Aldo Capitini” di Perugia, dell’ “Archivio Biblioteca Vincenzo Pirro” e degli “Amici della Fondazione Spirito-De Felice” di Terni si è svolto in due sedi e in due date (Terni, 21-23 Ottobre e Sorrento, 13-14 Novembre 2021) come ad evocare che la disputa tra filosofi, cominciata nella città umbra e sviluppatasi nell’incantevole promontorio della penisola sorrentina, è continua ed interminabile. Il tema del convegno La via italiana alla filosofia del dialogonelle sue anticipazioni e sviluppi, nonché nella sua contemporaneità, da un lato, ha voluto riproporre il problema delle matrici filosofiche nel processo di formazione della nostra identità nazionale a partire dall’Unità e dall’altro, ha provato a mettere a fuoco la modalità dialogica che è stata la cifra costante ed originale della tradizione italiana lungo una linea variegata e frastagliata che prende le mosse dal pensiero italico. Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo interesse nei confronti della filosofia italiana con numerosi studi, soprattutto recenti, anche di giovani studiosi che ne hanno fatto peculiare oggetto d’indagine, sia nel suo complesso sia nello specifico delle correnti e degli autori che l’hanno caratterizzata. In questi anni il lavoro di ricostruzione e di verifica di nuovi paradigmi interpretativi da parte del Centro e i risultati raggiunti segnano una svolta che merita di essere incoraggiata, sia sul piano teoretico sia sul piano storiografico.
Due gli assi tematici che hanno improntato le giornate di studio e che hanno contribuito a riposizionare il punto di ripartenza della filosofia italiana spesso considerata un filone di ricerca secondario nell’ambito della nostra stessa cultura filosofica. Una prima traiettoria degli interventi ha tratteggiato la specifica caratteristica civica e politica della filosofia italiana e si è sviluppata lungo l’asse di lungo periodo, Bruno-Vico-Rosmini-Gioberti-Gentile, con tratti di assoluta originalità rispetto alle altre filosofie europee. La costante del pensiero italiano nei secoli più intensi della modernità è stata quella di rapportarsi dialetticamente coi problemi della società, della storia, precedendo e accompagnando il processo di formazione dell’Unità nazionale. Una seconda traiettoria ha invece focalizzato la cifra più originale della tradizione italiana, quella dialogica, che ha assegnato una centralità alle problematiche dell’umano, della finitezza e del limite. Come a dire che l’impegno civile e risorgimentale si è saldato con quegli orizzonti di criticità che solo l’esigenza dialogica ha reso possibile in direzione di una coscienza laica e democratica del paese. Qui si innestano le grandi tematiche del pensiero di Calogero, Spirito e Capitini che seppero rilanciare la filosofia del dialogo sono solo come principio etico ma anche come principio teoretico. E più di tutti è stato Calogero che si è impegnato nella teorizzazione filosofica del termine. Indubbiamente questa prospettiva ha rappresentato un’alternativa alle grandi ontologie novecentesche. A supporto della centralità del dialogo nel pensiero italiano è da ricordare un importante dibattito preliminare e propedeutico (al convegno nazionale di Filosofia che si sarebbe tenuto a Padova nell’Aprile del 1969) che si svolse a Villa Falconieri a Frascati, oggi sede dell’Accademia Vivarium novum, il 25 e 26 Maggio 1968, più volte richiamato nel corso delle giornate di studio. Questo dibattito, a cui prese parte il Gotha della filosofia italiana (Guido Calogero, Marino Gentile, Ugo Spirito, Pietro Prini, Vittorio Mathieu, Francesco Barone, Cleto Carbonara, Augusto Guzzo e altri) tracciava le linee-guida di una filosofia del dialogo, una sorta di road map della nostra tradizione filosofica all’interno di una pluralità voci anche critiche e speculativamente in contrasto tra di loro e nel contesto di una molteplicità di atteggiamenti metodologici e orientamenti tematici. L’istanza dialogica come pratica di intrascendibilità dell’esperienza ha sempre sottratto la filosofia italiana agli allettamenti del dogmatismo, dell’assolutismo e dell’intolleranza restituendole una vocazione critica, aperta ed oppositiva. Le giornate di Terni e di Sorrento hanno contribuito a dimostrare che è possibile lavorare al consolidamento di questo paradigma interpretativo della nostra tradizione.