Nota editoriale di Aldo Meccariello
Come il precedente numero, anche questo prosegue la raccolta di saggi e contributi relativi al convegno organizzato dal “Centro per la filosofia italiana”, tenutosi a Terni dal 21 al 23 ottobre 2021 sul tema La via italiana alla filosofia del dialogo.
Il saggio di Pasquale Giustiniani muove da una prospettiva interessante e per certi aspetti sorprendente di un confronto remoto di Benedetto Croce, in un’aula liceale, con il suo maestro, don Giuseppe Prisco, illustre esponente del Circolo neotomista operante nel Liceo arcivescovile, nella scia di Gaetano Sanseverino. Croce ricorda, nella ricca ricostruzione storica di Giustiniani, don Giuseppe Prisco, suo professore di filosofia, per tre anni, dal 1879 al 1882 al collegio “La Carità”, dove si studiava un suo manuale di Elementi di Filosofia e, in terza liceale, un suo trattato di Filosofia morale. Il saggio di Rodolfo Sideri, nel riportare alla luce un importante pensatore italiano di scuola gentiliana scomparso nel 2001, Gianni Maria Pozzo, si colloca sulla linea di ricerca e di valorizzazione del patrimonio filosofico italiano che il nostro “Centro” sta perseguendo da diversi anni. Pozzo fu allievo di Marino Gentile, con il quale si laureò a Padova con una tesi su Il problema dell’educazione e il suo sviluppo storico, partecipando ai convegni rosminiani e scrivendo oltre 180 voci dell’Enciclopedia filosofica; egli studiò il grande tema dell’umano e rivendicò la centralità di un umanesimo perenne che è sempre stata la cifra teorica del pensiero italiano. Il saggio di Andrea Bocchetti su Giuseppe Rensi completa l’opera di scavo all’interno della nostra tradizione che si profila nettamente in questo numero della rivista. Rensi è un grande autore italiano naturalizzato svizzero, filosofo scettico e neosofista, poco letto e poco visibile nel panorama editoriale. Il merito del saggio di Bocchetti è l’esplorazione della nozione rensiana di realtà che è un impasto di irrazionale e di assurdo, specchio di quel ‘gran pasticcio’ che è il mondo.
Il saggio di Abbonizio su Leopardi e Severino chiude la sezione. Al centro della riflessione è il confronto serrato sui temi dell’essere e del nulla che Emanuele Severino ingaggia con il pensiero di Leopardi, il grande distruttore della tradizione occidentale.
In “Miscellanea” il lettore può cimentarsi con il poderoso saggio di Fabio Vander sulla fondazione di Roma come problema filosofico a partire da Tito Livio che va oltre il senso storico o mitologico fin troppo ovvio. Roma è interminabilis, osserva Vander, perché interminabile è la storia, la lotta, la politica, la vita.
Chiudono il fascicolo le recensioni ai volumi di Cioran, Eliade, Dussel, Lévy, Spirito, Tilgher, nonché a un libro su Zolla e, inoltre, una recensione al libro Ferita di Giuseppe D’Acunto che è una delle voci della collana denominata “Lessico Pandemico” della casa editrice Asterios di Trieste.