Juan Ginés de Sepúlveda
Juan Ginés de Sepúlveda è stato un umanista, scrittore e presbitero spagnolo.
Il suo interesse per Aristotele lo portò a tradurre in latino varie opere dello Stagirita (e.g. Parva naturalia 1522, Politica 1548). Il pensiero aristotelico avrebbe esercitato un influsso duraturo su Sepulveda. Soprattutto il concetto di “schiavo per natura” elaborato nel libro della Politica (Aristotele, Politica I, 4-5) avrebbe influito sulle sue posizioni filosofiche. Frequentò anche le lezioni di Pietro Pomponazzi. Dopo il sacco di Roma nel 1527, Sepulveda si trasferì a Napoli presso il cardinal Caetano (Tommaso de Vio), che lo incaricò di rivedere il testo greco del Nuovo Testamento.
Nel 1533 e nel 1534 Sepulveda scrisse a Erasmo sulle differenze tra la sua versione del Nuovo Testamento greco e il Codex Vaticanus. Fu avversario di Bartolomé de Las Casas nella controversia di Valladolid nel 1550 sulla giustificazione della conquista spagnola delle Indie. Sepúlveda si erse a difensore del il diritto di conquista dell’Impero spagnolo, argomentando sulla base della filosofia del diritto naturale e sviluppò una posizione diversa quella della Scuola di Salamanca, rappresentata da filosofi come Francisco de Vitoria. Egli definiva i nativi americani come uomini humuncoli, cioè esseri inferiori rispetto alla razza umana. Gli si opposero soprattutto i pensatori dell’Ordine Domenicano: la scuola di Salamanca e Bartolomeo de Las Casas, secondo i quali i nativi americani erano uomini come gli altri, aventi tutti gli stessi diritti degli europei, basandosi sulle dottrine di Tommaso d’Aquino, uno dei principali studiosi occidentali del diritto naturale.